E poi ho capito che forse e' piu' dura aspettare in italia che partire. Quasi.
Perche' noi il coraggio ce l'abbiamo avuto, loro si sentono codardi quando devono confrontarsi con noi: noi avremo sempre la cosidetta "marcia in piu'", l'esperienza che ci permettera' forse di superare le difficolta' con piu' spensieratezza, perche' potremo dire "i am an exchange student. Some years ago, i left everything i knew and i created a new life. I can fix this shit now".
Non sono mai stata competitiva: vado a cavallo da quando avevo 7 anni ma mi rifiuto di gareggiare, spesso mi rifiuto di partecipare a concorsi letterari per paura di perdere. E tuttavia partire e' stata la cosa piu' competitiva che ho fatto, perche' ho "gareggiato" con tutti coloro che non ci sono e non ci sarebbero mai riusciti. Genitori, sorella, compagni di classe, amici. Ora, penso di essere stata io a vincere: loro si sono rassegnati all'impossibilita' di cambiare, alla mia mancanza. Io ho scelto di sconfiggerla, e ho vinto.
Summae: i've got the power!!
Bel post, complimenti, la penso come te! :)
RispondiEliminaGrazie :)
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